Era ora. Dopo ben dieci anni di attesa in Italia è arrivata finalmente l’etichetta di origine obbligatoria su conserve, sale, sughi e concentrato di pomodoro che stabilisce appunto che questi prodotti siano composti per almeno il 50% da derivati del pomodoro. Il decreto serve a tutelare gli oltre 5 miliardi di chili di pummarola italiana oggetto di truffe. La storia è identica a quella di altri prodotti: pomodoro coltivato all’estero reintrodotto in Italia e spacciato per italiano. Entrando nei dettagli il decreto prevede che nelle confezioni di pomodoro sia indicato: Nome del Paese nel quale il pomodoro viene coltivato; Nome del paese in cui il pomodoro è stato trasformato. Se le fasi sopra citate avvengono nel territorio di più Paesi possono essere utilizzate in base alla provenienza le seguenti diciture: Paesi UE, Paesi NON UE, Paesi UE E NON UE. Se tutte le operazioni si svolgono in Italia allora si può utilizzare la dicitura “Origine del pomodoro: Italia”.
Finalmente un passo in avanti verso la trasparenza nei confronti dei consumatori che da adesso sapranno con certezza l’origine di passate, polpe, pomodoro a pezzi, pelati e concentrati il cui consumo in Italia, tra domestico e al ristorante, è di 30 chili a persona ogni anno. Basti pensare che lo scorso anno sono arrivati dall’estero ben 170 milioni di chili di derivati di pomodoro in prevalenza da Cina e Stati Uniti. I numeri del pomodoro italiano sono imponenti: circa 72.000 sono gli ettari dediti alla produzione, 8mila gli imprenditori agricoli, 120 le industrie di trasformazione che danno lavoro nel nostro paese a ben 10mila persone. Un patrimonio da tutelare.