I cambiamenti climatici, l’innalzamento delle temperature hanno un effetto tangibile sull’agricoltura. Dopo la scarsità di tartufi causata dalla siccità che per mesi ha flagellato l’Italia ecco i dati negativi riguardo la raccolta di olive e la conseguente produzione di olio d’oliva. Secondo i dati diffusi dalla Coldiretti sulla base delle stime dell’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare (Ismea) e del Consiglio oleicolo internazionale (Coi) emerge che la raccolta 2017 in Italia sarà pari a 320 milioni di chili di olio di oliva (- 11% rispetto però al 2016). Una quantità che attesta il nostro paese secondo produttore al mondo dopo la Spagna (primo produttore mondiale con 1,15 miliardi di chili) e prima della Grecia con 300 milioni di chili.
Dove l’Italia mantiene il primato in Europa è nella qualità negli oli extravergini di oliva a denominazione di origine e indicazione geografica protetta (Dop/Igp) con ben 46 marchi riconosciuti dall’Unione europea. Se come abbiamo visto la campagna olearia italiana ha fatto registrare una diminuizione della produzione quella mondiale è al contrario salita a circa 2,854 miliardi di chili con un incremento del 12% rispetto alla campagna 2016/2017. Paesi come Tunisia, Marocco, Algeria, Egitto, Giordania, Turchia e Argentina hanno visto incrementare la produzione. Come ammonisce Coldiretti questo scenario fa aumentare per l’Italia il rischio che l’olio straniero venga venduto per italiano. Questo perché “sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere è quasi impossibile leggere le scritte `miscele di oli di oliva comunitari´, `miscele di oli di oliva non comunitari´ o `miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari´ obbligatorie per legge.” Attenzione dunque alle truffe.