Testo di Clara Ippolito
Il Vinitaly 2018 ha confermato in questa sua 52a edizione la propria vocazione di rassegna dedicata al business e alla promozione del mondo vitivinicolo. Parlano chiaro, infatti, i numeri. Gli operatori esteri in crescita percentuale rispetto al 2017 da Stati Uniti (+11%), Cina (+34%), Nord Europa (Svezia, Finlandia, Norvegia e Danimarca, +17%), Paesi Bassi (+15%), Polonia (+27%), con percentuali triplicate in Israele.
La top ten delle presenze assolute sul totale, inoltre, vede primi i buyer degli USA seguiti da quelli provenienti da Germania, Regno Unito, Cina, Francia ed Europa Settentrionale, ma anche Canada, Russia, Giappone, Paesi Bassi e Belgio.
Dati che confermano il consolidamento del ruolo B2B di Vinitaly a livello mondiale: un risultato di tutto rispetto per quella che è diventata ormai da tempo una kermesse, cui il mondo guarda con attenzione sempre maggiore ad ogni edizione.
Cresciuta, inoltre, esponenzialmente la presenza degli espositori e dei visitatori attratti dalla presenza di grandi vini ma anche da quella di grandi chef; come a dire che la peculiarità della rassegna internazionale è lo stretto legame tra le degustazioni e l’alta ristorazione la quale, con stile tutto italiano, riesce a rendere comprensibile ai professionisti del vino, in particolare a quelli stranieri, il significato di concetti come territorialità, qualità, innovazione nella tradizione, individualità, ricerca e tanto altro.
Insomma, la grande cucina tra affari e cultura enogastronomica è una delle tante caratteristiche che rendono unico il Vinitaly nel panorama globale grazie allo stretto legame con il cibo e la ristorazione di alta qualità.
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