Testo di Clara Ippolito
Una nuova stella è sorta nel panorama vinicolo piemontese: risplende di luce e gusto propri accanto ai fratelli maggiori, l’Asti Dolce Docg e il Moscato d’Asti Docg, coppia di must del brindisi delle feste. Con il suo arrivo si è creato un tris d’assi che va oltre la tradizione, verso postmoderni momenti di socializzazione; nel produrlo, si è giocato tutto sulla riduzione del contenuto di zuccheri rispetto alla versione dolce, operazione da cui è risultato un accattivante spumante secco unico nel suo genere e perfetto sia per il momento dell’aperitivo sia a tutto pasto.
L’uva, comunque, è sempre la stessa, cioè quel Moscato bianco coltivato nei 52 comuni delle province di Asti, Alessandria e Cuneo, zone i cui paesaggi vitivinicoli sono, come noto, patrimonio dell’Umanità Unesco. Perciò, quel che arriva nel bicchiere è l’espressione della grande tradizione sabauda e della sua peculiare identità spumantistica. A confermarlo le parole di Romano Dogliotti, Presidente del Consorzio dell’ASTI Docg, che sottolinea come “in questo modo si sia completata la gamma della Denominazione, portando nel mondo degli spumanti qualcosa che non c’era, ovvero il profumo e l’aroma inconfondibile del Moscato bianco in versione secca”.
Dal punto di vista squisitamente tecnico, la spumantizzazione – messa a punto con il contribuito del laboratorio di ricerca e analisi del Consorzio di Tutela e la supervisione del Professor Rocco Di Stefano – prevede particolari condizioni di fermentazione del mosto con lieviti selezionati, il che rende davvero sorprendente l’Asti Docg Secco, che offre uno spettro gustativo e olfattivo equilibrato e armonioso.
Si tratta di un prodotto seducente, che vuole fare nuovi adepti, in primis i cosiddetti Millennials, notoriamente appassionati di questa tipologia di bollicine; a produrlo (circa 700mila bottiglie) sedici marchi noti come Araldica Castelvero, Arione, Azienda Agricola Matteo Soria, Bosca, Bosio, Cantina Tre Secoli, Cascina Fonda, Cuvage, Duchessa Lia, Fontanafredda, Sant’Orsola, Tosti, Manfredi Aldo & C., Santero, Sarotto e Toso.
In occasione del lancio dell’inebriante novità – presentata di recente in anteprima ufficiale a Roma – il Consorzio dell’Asti Docg ha avviato un progetto strategico per il riposizionamento di tutta la denominazione in Italia e all’estero: alla base di questo lavoro ci sono molte attività all’insegna della filosofia “rural glam” che, come l’ASTI, fonde l’autenticità di una terra unica con il fascino dell’eleganza, della sensualità e della seduzione.
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Credits Consorzio Asti Docg